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Presentazione - Scuola Adozione

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Presentazione

Il Libro

LA SCUOLA HA UN RUOLO CENTRALE NELLA VITA DI OGNI BAMBINO: essa concorre, con la famiglia, alla formazione ed allo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale. Le relazioni con gli insegnanti e con i compagni contribuiscono, attraverso conferme e smentite, alla definizione dell’immagine di sé e degli altri. Il bambino deve sperimentarsi simultaneamente a livello cognitivo, emotivo ed affettivo. Per i bambini adottivi può essere faticoso gestire insieme tutti questi piani, ed è quindi consigliabile ritardarne l’ingresso scolastico, dando priorità al processo di attaccamento alle figure genitoriali. Questo perché l’adozione non è una cosa che finisce, che si conclude. Chi non ha familiarità con l’argomento adozione è portato a pensare che, una volta arrivato in famiglia, il bambino sia "a posto". Mentre invece dall’arrivo in f amiglia comincia la sua grande fatica di adattarsi ad un nuovo contesto, fatto di tante cose sconosciute, con due genitori che per lui sono degli estranei. E se a tutto questo sconvolgimento si aggiunge l’impegno scolastico è comprensibile che il bambino si senta a disagio, e manifesti irrequietezza, sia provocatorio, aggressivo, a volte assente. Allora che si può fare? Semplice: inserire i bambini a scuola un pochino più tardi e mandare le maestre a scuola…..di adozione!!!

A COSA SERVE UN PERSONALE DOCENTE CHE ABBIA UNA FORMAZIONE SPECIFICA SULL’ADOZIONE? Bè per cominciare a raccogliere tutte le informazioni che la famiglia deve fornire sulla storia del bambino e sul percorso adottivo affrontato, per poter mo dulare l’approccio, valutare i comportamenti, adeguarsi ai bisogni, saper gestire la relazione nel gruppo classe. Affinché la scuola possa realizzare al meglio l’accoglienza del bambino adottivo occorre che tra insegnanti e genitori vi sia un dialogo costante ed un rapporto di fiducia reciproca e collaborazione. In genere tra gli insegnanti c’è buona volontà e buon senso, ma il bagaglio del fai-da-te non è in questo caso sufficiente. Di fronte ad insegnanti con una adeguata formazione i genitori si aprirebbero di più, starebbero meno sulla difensiva quando gli si rappresentano le problematiche, si sentirebbero più tranquilli nell’affidare all’istituzione scuola i propri figli, di cui conoscono le fragilità e le sofferenze. In secondo luogo gli insegnanti devono essere adeguatamente formati per  affrontare l’argomento cardine dell’adozione, il più delicato, quello che si cerca sempre di evitare perché non si sa da che parte cominciare, quello che preoccupa tanto gli adulti quanto incuriosisce i bambini: l’abbandono. Senza abbandono non c’è adozione, non si può parlare dell’una senza considerare l’altro. Quindi è essenziale che gli insegnanti conoscano le conseguenze che ha sui bambini adottivi l’essere stati lasciati da chi li ha generati, sia per comprenderne il dolore ed i disagi, sia per supportare tutti gli altri alunni nell’elaborazione di questo concetto.

TUTTI I BAMBINI ADOTTATI CON ADOZIONE INTERNAZIONALE HANNO PASSATO UN PERIODO DELLA LORO VITA IN ISTITUTO: alcuni solo  qualche anno, altri non sono mai usciti oltre il cortile. Dopo l’adozione vi sono bambini che manifestano uno pseudo-adattamento e che accettano tranquillamente un immediato inserimento scolastico. Questo comportamento, in genere ben accolto dai genitori, è dovuto al fatto che il bambino trova nella scuola la riproduzione della vita in istituto: tanti bambini con figure femminili che si occupano di loro. Una condizione che, nell’immediato, lo rassicura ma che toglie spazio al vivere nella sua nuova famiglia, e può compromettere o rallentare l’instaurarsi del legame di attaccamento. Nei contatti preliminari insegnanti e dirigenti scolastici, a fronte di una accurata preparazione sui temi adottivi, potrebbero consigliare e comunque interloquire con i genitori orientando anche questa scelta a volte prematura. Insegnanti e dirigenti scolastici preparati sulle questioni inerenti l’adozione devono sapere che i bambini adottivi, per allontanarsi dalla loro nuova famiglia ed affacciarsi serenamente al mondo della scuola, devono essere pronti. Pronti ad affrontare l’ignoto: persone ed ambienti nuovi ed estranei, una lingua che ancora non si comprende pienamente, altri bambini che sanno fare tante cose e conoscono abitudini e consuetudini.  I professionisti della scuola, attraverso una specifica formazione sulle tematiche adottive, devono capire fino in fondo quanto è delicato il passaggio vita familiare-vita scolastica.

L’INSERIMENTO SCOLASTICO NON DEVE AVVENIRE IN MODO FRETTOLOSO, altrimenti può avere effetti negativi: la scuola presenta regole a cui adeguarsi e richiede tanta fatica nell’apprendimento.  Se si va troppo in fretta,  passata l’euforia iniziale i bambini possono manifestare il loro disagio rifiutando i compiti e/o assumendo atteggiamenti ostili e provocatori, a volte aggressivi. A quel punto le insegnanti si trovano in difficoltà ed i genitori, disarmati, si arroccano in difesa del figlio. Anche nella scuola dell’infanzia, meno strutturata rispetto alla primaria, ci sono situazioni in cui comunque sono richiesti comportamenti adeguati e controllo delle emozioni. Ricette magiche non ce ne sono, certamente ogni situazione va valutata in base a tante variabili, ma il tempo trascorso in famiglia e gli insegnanti ben informati sull’adozione fanno la differenza, e incidono in modo determinante sul benessere scolastico.

IL PRIMO IMPORTANTISSIMO PASSO NEL RICONOSCERE LA SPECIFICITA’ ED I BISOGNI DEGLI ALUNNI FIGLI ADOTTIVI è stato fatto il 26 marzo 2013: Miur e CARE hanno firmato il Protocollo d’intesa per "agevolare l’inserimento, l’integrazione ed il benessere scolastico degli studenti adottati". Il vertice dell’istituzione scuola si è mosso, ha partecipato ad un lungo lavoro ed ha messo nero su bianco che il bisogno esiste, che l’approccio deve essere mirato, che le richieste delle famiglie e delle associazioni che le rappresentano non erano campate in aria. Il secondo altrettanto importante passo è stato fatto con la nota prot. 547 del 21 febbraio 2014, con cui il Miur ha stabilito i termini della possibilità di deroga dall’obbligo scolastico per i bambini arrivati con adozione internazionale (per entrambi i documenti vedi www.coordinamentocare.org). Ora si è in attesa della prossima uscita delle linee guida. Cosa manca?

MANCA LA PREPARAZIONE DEL PERSONALE DELLE SCUOLA. Siamo tutti d’accordo su questo, anche i docenti, non solo i genitori adottivi. Manca che il Miur inserisca l’adozione tra gli argomenti oggetto di formazione per gli insegnanti.  Da come sono andate le cose finora c’è da ben sperare, ma certo i tempi non sono immediati, mentre i bisogni sono sempre impellenti. E allora? Bè, una risorsa c’è già: un libro abbinato ad un corso scaricabile on-line, per il singolo insegnante come per un’intera scuola. Uscito il 10 settembre 2014 si chiama "Il bambino adottivo a scuola - Guida per l’inserimento del bambino adottivo nella realtà scolastica".

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